antonio zucchiatti

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ISCRITTO ALL'ALBO ITALIANO PITTORI ATTUALMENTE SECONDO NELLA CLASSIFICA ARTISTI PIU' VOTATI

SCRIVONO DI ME:

Le emozioni di Antonio Zucchiatti sono appunto tali e come tali vanno rispettate e sottolineate.

L'autore, incoraggiato da alcuni successi di critica,per cui ha anche ricevuto importanti traguardi e premi, lusingato dal

pubblico che ha recentemente visitato la sua personale nel prezioso contenitore di Santa Maria dei Battuti a Cividaledel Friuli,

in provincia di Udine, ora raccoglie le idee e si interroga su se stesso e sulla sua produzione. E' giusto che cosi accada. Ed e'

giusto che colga la consapevolezza di vivere un momento della sua vita creativa denso e ricco, un momento in cui sta

donando molta parte di se' e delle sue emozioni .

Le emozioni, come dice la parola stessa, nascono spesso dal ricordo, dall'improvviso estrinsecarsi di uno stato d'animo, da un

moto del cuore.

Le emozioni sostanzialmente sono arazionali, quindi non nascono da una riflessione razionalistica, ma da un approccio. Non di

meno le emozioni di Zucchiatti comunque sono profonde, sedimentazione di se' e non casuale rappresentazione.

Quindi nella sue opere il colore non e' casuale,anche se dobbiamo mettere in conto anche quella componente di estro e di

improvvisa illuminazione, che comunque non e' improvvisazione, ma appartenenza...appunto al campo emozionale.

I ricordi in questo contesto svolgono il loro ruolo, la pittura di Zucchiatti e' anche pittura di ricordo, episodi legati alla propria

vita, anche una gara sportiva, tensioni, solitudine e malinconia ma anche gioia e felice appartenenza alla storia dell'umanità

sono emozioni che egli raccoglie nei rossi, nei bianchi e nei neri, nelle tracce forti e nello svilupparsi di cromatismi elaborati e

di richiamo-sul versante storico artistico- di tipo astratto. La percezione dell'espressionismo astratto la possiamo vedere in

gran parte della sua componente pittorica e campeggiava in tutta la sua fragranza luminosa nella mostra di Cividale del Friuli,

un piccolo centro medievale a pochi chilometri da Venezia

dove la mostra e' stata allestita ed esprimeva una sorta di contrasto : la realtà storica della cittadina medievale da un lato e la

vastità di disegno - colore novecentesco dall'altro.

Per Zucchiatti la pittura è anche visione del mondo nella sue limitatezze e nella sua spazialità relativa, che si oppone

all'universo e alla vastità incommensurabile. Guardando all'universo l'autore si sente frammento colorato, ungarettiana piccola

fibra che deve porsi in armonia con esso per aggrapparsi alla materia, cioe' alla possibilità di sopravvivenza.

Un'emozione incantata dunque quella di Zucchiatti, che si stupisce di fronte al mondo e ancor piu' davanti

all'incommensurabile, una naufragio nel colore, un naufragar piacevole-scriverebbe Giacomo Leopardi- in questo mare

immenso nel tempo e nello spazio.

Proff.Vito Sutto

Morire quanto necessario, rinascere quanto occorre…

Sulla soglia della Chiesa di Santa Maria dei Battuti, sul Ponte del Diavolo a Cividale, il visitatore resta avvinto

dall’Emozione suscitata dallo Splendore interno che lo sgela all’istante dal freddo invernale.

Più che il soffio del calorifero può la luminescenza, quel melange armonioso tra l’illuminazione della Galleria e la

brillantezza intrinseca sprigionata dai dipinti di Antonio Zucchiatti in esposizione dal 20 gennaio al 5 febbraio

2012.

Proprio quella luce che il pittore è riuscito a creare, così come la consistenza e la conformazione della materia

che ha saputo plasmare, costituiscono le componenti essenziali della sua Arte di cui si può godere solo dal vivo!

E’ un incanto aggirarsi per le ampie navate, tra la sobrietà dello spazio vuoto esaltato dall’eleganza degli archi e

dei quadri alle pareti.

E, soffermandosi a osservarli uno a uno, si prova il piacere di indagare un mistero, di cui il pittore ha tracciato

enigmatici indizi e, in quell’atmosfera fatata, smarrirsi e ritrovarsi in ogni storia suggerita dal dipinto…

Chi non riesce a sottrarsi alla consuetudine del pensiero narrativo cede alla tentazione di collegare le astratte

rappresentazioni come tasselli di un puzzle per intessere una storia.

Gli stimoli non mancano, se si sceglie “Senza fine” all’inizio della sequenza narrativa, si può collocare, tra quelle

tessere di mosaico, Pangea, la Terra paleozoica, dove hanno avuto avvio “Le origini” dell’”Io”, che,

progredendo,

ha via via acquisito più conoscenza, ravvisando bisogni e desideri talvolta incompatibili.

L’Io consapevole di essere “Solo” è partito “Alla ricerca della felicità”, di “Una nuova vita”, ma quando si era

illuso di averla raggiunta proprio “Al mercato di Atene”, emblema di concordia civile, bellezza e prosperità,

aveva scoperto che i comportamenti umani sono instabili, ambigui e contraddittori, derivandone espressioni

contrapposte in bilico tra istinto di conservazione ed aggressività.

Quale dei due sarebbe prevalso?

“Il diavolo è ottimista se crede di peggiorare gli uomini” e “Il mondo piange” sanciscono il fallimento dell’Ideale!

Che stare bene insieme sia davvero un’Utopia?

Chi si oppone al triste epilogo ha facoltà di scombinare le tessere e ricominciare da capo una nuova storia.

I segni del pittore, essenziali e arcani, favoriscono infinite suggestioni:

linee (curve, rotonde, spezzate o graffianti), cuori (calmi, alterati, agitati, tormentati o snaturati), macchie

(briose o tetre), ogni segno interpreta un ruolo!

Il rigore delle composizioni, anche laddove campeggia il nero, a connotare lo scotto di aver vissuto riflettendone

l’amaro, non è mai austero, piuttosto elegante e compiuto, tale da suggerire un senso di padronanza, di controllo

della materia trattata, qualunque sia stata la natura della passione che l’abbia ispirata.

Percezione rafforzata dalla saldezza dei colori pieni e accesi, un tonico per il cuore e per la mente: anche quando

sembra che non si sappia più cosa fare, anche se sembra che non ci sia più niente da fare, anche se si stesse

precipitando, l’avvertenza è di aprire le ali e provare a volare, una speranza da coltivare sempre, nella

consapevolezza che si potrebbe fallire.

Un inno all’equilibrio e alla resistenza, evocato in ogni singola rappresentazione e ripetuto, come un refrain, dall’intera

sequenza di composizioni legate dal filo armonioso di un’impronta comune.

I versi di Wislawa Szymborska suggellano in modo eloquente le impressioni che la pittura di Zucchiatti infonde a chi guarda:

Si scinde in un colpo in rovina e salvezza,

in ammenda e premio, in ciò che è stato e ciò che sarà.

Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso

con due sponde subito estranee.

Su una la morte, sull'altra la vita.

Qui la disperazione, là la fiducia.

Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.

Se c'è giustizia, eccola.

Morire quanto necessario, senza eccedere.

Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato.

Già, anche noi sappiamo dividerci in due.

Ma solo in corpo e sussurro interrotto.

In corpo e poesia.

Da un lato la gola, il riso dall'altro,

un riso leggero, di già soffocato.

Qui il cuore pesante, là non omnis moriar* ,

tre piccole parole, soltanto, tre piume di un volo.

L'abisso non ci divide.

L'abisso ci circonda.

* non morirò interamente

Prof.ssa Marica Pintacuda

Mira all’emozione, l’artista Antonio Zucchiatti, attraverso vibranti cromatismi e densità di colori posti sulla tela

Come se volessero debordarla per entrare nell’anima

La sensibilità poetica di Zucchiatti lascia un’impronta personale con opere che catturano lo sguardo.

Percorre le vie di un luogo pieno di vita e ci conduce “Al mercato di Atene” sovrastato da un cielo blu intenso

Che non offusca la bellezza accattivante delle antiche vie che conservano i gusti di un passato nel presente.

I colori mirano all’essenza del sentire umano e della partecipazione a un dolore universale,

infatti ne “il mondo piange” il rosso e il nero sono offuscati e sappiamo il perché

Prof.ssa  Liliana Nobile

Silenzio totale. Sono solo nella sua mostra  e disarmato davanti a queste emozioni che mi prendono a schiaffi

Il viso con la stessa intensità da lei usata nello scagliare la materia sulla tela.

Ho trovato Burri, ho trovato Pollock ho trovato la forma nel tentativo di evadere dalla prigione di se stessa

Lei stringe la mano all’astratto, la ringrazio

Giuseppe Parisi

Matericità e forza espressiva sono le caratteristiche di Antonio Zucchiatti; il segno diventa mezzo espressivo e le forme vengono come incise nella stesura della materia che mantiene a opera finita la lucida consistenza e la freschezza come fosse appena stesa

Ancora in procinto di modificarsi, un ulteriore movimento interno è dato dai colori e dalle pennellate fortemente contrastanti col nero di sfondo.

Ma veniamo alle tematiche, il significato di ciascuna opera non è immediatamente leggibile  ma comunque intuibile, la gestualità futuristica permette di rappresentare temi di tragica attualità, è così che la tragedia di un mondo piangente è data

Dall’essezialità delle pennellate lucide di sangue o di lacrime, una rappresentazione simbolica e non meno efficace di quella più definita di “omicidio nel bronx” in cui le persone si stagliano come simboli indecifrabili fatti di sangue su uno squallido sfondo di grattacieli, l’incisione conferisce forza e ripetitività degli elementi, il dipinto grida la sua disperazione. La pittura di Zucchiatti si fa sempre più essenziale nelle pennellate spesso contrastanti con i segni incisi, un mondo che solo il pittore può decifrare e farci vedere attraverso un linguaggio unico e spettacolare che può colpire chiunque si ponga davanti a una sua opera

Salvatore Russo