gianni pennisi

Artista iscritto il 8 Dicembre 2017

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Note biografiche

Gianni Pennisi nasce come artista figurativo, autodidatta fin dagli anni ’70 si avvicina agli artisti della sua città che meglio incarnano i suoi ideali. Detesta il paesaggio, dipinge nature morte ma il suo vero interesse è rivolto allo studio del nudo femminile

Nei primi anni 90, dopo un decennio di totale assenza dalla scena artistica diviene socio della locale “Società promotrice delle belle arti”, riprende la frequentazioni degli amici artisti e partecipa a concorsi di pittura a carattere regionale e nazionale. Nei primi anni 2000 frequenta i corsi estivi della scuola internazionale di arte e grafica di Venezia dove viene a contatto con un ambiente internazionale di grande stimolo, lo studio della figura lo affascina, approfondisce la conoscenza dell’anatomia e si esercita nel disegno dal vero con l’ausilio della modella.

Nello stesso anno si iscrive al corso di nudo presso l’Accademia Albertina di belle arti di Torino, per quattro anni segue le lezioni di nudo e nel contempo impara le tecniche della modellazione con argilla, la figura femminile esce dalla tela per diventare una entità reale dove il pennello è sostituito dalle mani dell’artista, è un’esperienza nuova ed entusiasmante.   Nelle aule dell’accademia Gianni avverte un’aria nuova lontana dai canoni tradizionali, lo colpiscono i dipinti di arte astratta dove spariscono le forme e i colori diventano i protagonisti della tela. Abbandona pian piano i canoni classici e rivolge il suo interesse all’arte astratta intesa come costruzione geometrica delle forme, il colore assume toni accesi e i suoi quadri assumono una nuova vitalità.

Della mia pittura

E’ proprio in questo ultimo decennio che la trasformazione diventa totale, una ricerca lunga e costante portata avanti con rigore e passione seguendo sempre il filo diretto dei miei pensieri, del mio modo di intendere e concepire la comunicazione artistica. Il mio carattere è sobrio e discreto, non sono propenso concedermi a manifestazioni di pura esteriorità, il mio isolamento quasi cercato e voluto è solo il desiderio di essere me stesso fino in fondo. Il mio lavoro una ricerca costante e continua tesa a soddisfare il mio appagamento interiore, ogni nuovo lavoro una sfida a una tela nata bianca come la neve ma destinata a soccombere al mio volere. A volte sono rigide figure geometriche ingentilite da un cromatismo quasi lirico, altre volte sono nuvole colorate impazienti di diventare esse stesse parte del creato e ancora colori che abbandonano il buio della tela per trovare nuova vita altrove. Non ci sono regole in questo processo creativo ma solo il desiderio di spaziare in un mondo fantastico e imprevedibile dove si fondono realtà e finzione, fantasia e pragmatismo, gioia e sofferenza, certezza e ambiguità.

La tela ed io ci incontriamo ogni giorno, ogni giorno uno davanti all’all’altro amici o nemici, fratelli o sconosciuti viaggiatori desiderosi di conoscersi e confrontarsi, ognuno con la segreta voglia di far valere il proprio pensiero, le proprie ragioni, e ogni giorno è un’avventura nuova ed eccitante. Colori e forme appaiono e svaniscono, a volte linee ininterrotte che sembrano attraversare la tela senza fine né principio, altre volte sono strani arabeschi a disegnare la rotta delle prime rondini primaverili. Il tutto come un gioco infantile che detesta crescere e diventare adulto.